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    In memoria di Piero Cappuccilli

    di Liliana Gorini
    Milano, agosto - Il 12 luglio si è spento nella sua abitazione di Trieste il grande baritono verdiano Piero Cappuccilli.

    La sua carriera, costellata di successi, iniziò col debuto al Teatro Nuovo di Milano, nel 1957, e proseguì alla Scala, nel 1963, con il Trovatore di Verdi. I ruoli verdiani lo resero presto famoso in tutto il mondo, dal Metropolitan di New York ai principali teatri lirici in tutta Europa, facendone il “principe dei baritoni”. La sua tecnica impeccabile, unita ad un'innata capacità di attore drammatico, hanno reso indimenticabile il suo “Simon Boccanegra” e “Rigoletto”.

    Nel 1988 partecipò, insieme a Renata Tebaldi, alla prima conferenza internazionale dello Schiller Institut per tornare al “La verdiano”, o diapason scientifico, ovvero quel La=432 Hz che Verdi stesso volle per decreto nel 1884 e da cui si sono allontanate negli anni tutti le orchestre liriche, imponendo un'accordatura alta (quasi La=448 Hz a Berlino, Salisburgo e Firenze) che è tra le responsabili della carenza di voci verdiane.

    Anche dopo il grave incidente automobilistico del 1992, di ritorno dall'Arena di Verona, che lo costrinse ad abbandonare le scene, continuò a battersi per il ritorno al La verdiano, e nel 1996 partecipò, insieme a Lyndon ed Helga LaRouche, al tenore verdiano Carlo Bergonzi, ed all'organista e direttore d'orchestra Arturo Sacchetti, ad un'altra conferenza sul La verdiano a Busseto, per presentare il libro “Canto e Diapason” (Carrara Edizioni), l'edizione italiana, a cura del Mo. Sacchetti e di Liliana Gorini, del “Manual on Tuning and Registration” pubblicato dallo Schiller Institute.

    “Verdi era una persona intelligente e conosceva bene le voci” spiegò Cappuccilli. “Perché non rispettare dunque il suo volere?”. Verdi e il mare sono sempre stati i suoi più grandi amori, come spiegò in un'intervista a Ibykus. Ora riposa in pace accanto al suo mare triestino, giacchè i suoi ruoli verdiani lo hanno reso immortale. 

     

     

    Da sinistra a destra: Piero Cappuccilli, Carlo Bergonzi, Liliana Gorini e Lyndon LaRouche alla conferenza tenuta nel novembre 1997 al Salone Barezzi di Busseto per presentare "Canto e Diapason", edizione italiana del "Manual on Tuning and Registration" dello Schiller Institute. Piero Cappuccilli esegue "Oh dei verd'anni miei" nel La verdiano (La=432 Hz) durante la prima conferenza sul diapason scientifico tenuta dall'Istituto Schiller alla Casa Verdi a Milano nel novembre 1988.