ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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La Nuova Bretton Woods in breve

Helga Zepp-LaRouche rilancia l'appello per una commissione ad hoc per la Nuova Bretton Woods (maggio 2006)

L’America Latina propone la Nuova Bretton Woods all’Assemblea Generale dell’ONU

Adesioni da tutto il mondo al Comitato ad hoc per la Nuova Bretton Woods (maggio 2005)

La Camera dei Deputati approva la mozione per la nuova Bretton Woods (6 aprile 2005)

Dibatto alla Camera sulla nuova Bretton Woods (marzo-aprile 2005)

Mozioni parlamentari all’inizio del 2004

Mozione Peterlini al Senato per la Nuova Bretton Woods 

Unanimità del parlamento italiano per la Nuova Bretton Woods

Il testo della risoluzione

Prime reazioni internazionali

Nuovo appello per un Comitato ad hoc per la Nuova Bretton Woods

I grandi passi della Nuova Bretton Woods

Eneas Carneiro al parlamento brasiliano stravince con il programma di LaRouche

LaRouche negli Emirati Arabi e a São Paulo

Senatori italiani : risolvere la crisi argentina con la Nuova Bretton Woods

Crollano i mercati finanziari torniamo a BrettonWoods!

Commercio senza valuta ma con un paniere di merci

Comitato ad Hoc per una nuovaBretton Woods

A Chiang Mai il primo polo della sopravvivenza

 

 

La Camera dei Deputati approva la mozione per una nuova Bretton Woods

Nella seduta del 6 aprile 2005 la Camera dei Deputati ha approvato, con 187 voti favorevoli, 5 contrari e 159 astenuti, una mozione per una riforma del sistema monetario e finanziario internazionale, più nota come Nuova Bretton Woods. La mozione, presentata dall'On. Mario Lettieri, della Margherita, e da cinquanta parlamentari di partiti diversi dell'opposizione e della maggioranza, analizza gli effetti di una crisi finanziaria globale e delle bolle speculative, come quella dei derivati e dei bond, che stanno fagocitando l’economia reale e produttiva e saccheggiando i risparmi dei cittadini. Alla sua stesura ha contribuito Paolo Raimondi, presidente del Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà e rappresentante in Italia di Lyndon LaRouche del quale Lettieri, nel presentare per la prima volta in aula la mozione, il 14 marzo, ha detto: "L'economista e politico americano Lyndon LaRouche ha da tempo analizzato i perché della crisi sistemica e si è fatto promotore di una riorganizzazione dell'intero sistema monetario e finanziario internazionale attraverso una Nuova Bretton Woods".
Nella seduta del 6 aprile l’On. Lettieri ha inoltre affermato: “il sistema attuale non ha inciso in modo risolutivo sulle condizioni disperate dei paesi più poveri, dove si continua a morire di fame, di malattie, di guerre. La pace e lo sviluppo non si esportano con la guerra preventiva, ma con un’adeguata politica preventiva che punti ad elevare le condizioni di vita, a debellare le malattie, come l’AIDS, che affliggono molti paesi, sopratto del continente africano … Questo è anche il lascito di Sua Santità Giovanni Paolo II. Egli lascia a tutti, credenti e non credenti, questo impegno che è politico e morale, che coinvolge il nostro ruolo istituzionale, ma anche la nostra coscienza di singoli.”
Anche l’onorevole Marco Zacchera (AN) ribadendo il suo sostegno alla mozione Lettieri che “giustamente sottolinea l’abnorme bolla speculativa che sta dietro ai derivati”, ha aggiunto: “Abbiamo ricordato il Papa oggi; quante volte il Papa ha detto che i governanti del mondo devono ritrovarsi a parlare di queste cose!”
Il sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento Cosimo Ventucci (FI), in rappresentanza del Governo, ha proposto l'eliminazione della frase in cui nella mozione si chiede al governo di impegnarsi a prendere iniziative volte a convocare una conferenza internazionale per riformare il sistema finanziario e monetario internazionale.
A seguito di vari interventi questa richiesta è stata poi ritirata.
L'onorevole Alfonso Gianni (PRC) ha fatto notare che non si può eliminare il concetto centrale della mozione che è quello di "rifare una conferenza internazionale, a livello di Capi di Stato e di Governo, per arrivare ad un'intesa sul sistema monetario e finanziario. Questo è il «cuore» di questa mozione: se togliamo, come astutamente fa il Governo, questa parte della mozione, non resta assolutamente niente!". (...)
"Allora, il «cuore» di questa mozione, che ben conosco - e so anche quale sia la fonte dalla quale proviene, ovvero ambienti democratici di sinistra americani -, è esattamente questo. O noi costruiamo la conferenza internazionale che riproduce delle regole, quelle volute da Keynes e dai grandi giuristi che fondarono l'ONU, dopo la Società delle Nazioni, riformando il diritto internazionale e facendo marciare le due cose insieme, o non abbiamo fatto niente!"
L'on. Luigi D'Agrò (UDC) ha aggiunto: "Pur non introducendo alcuna modifica nel dispositivo di entrambe le mozioni, inviterei il Governo a far sì che l'azione di impegno sia svolta in chiave europea, perché questa possa coinvolgere i deputati organismi internazionali, affinché non debbano più ripetersi eventi come quelli che hanno visto protagonista Soros, ma anche altre situazioni, come quella ad esempio verificatasi nel nostro paese nel 1992, quando a seguito di una forte pressione sulla lira fu effettuata nell'arco di un paio di giorni una sua svalutazione del 20 per cento."
Facendo riferimento alla vicenda dei bonds argentini, l'On. Sandro Del Mastro Delle Vedove (AN), ha ricordato i doveri del governo nel proteggere i piccoli risparmiatori "Mi pare, dunque, che anche il Governo abbia il dovere, quando si tratta di un milione di piccoli risparmiatori truffati e depredati, di avviare un processo affinché, a livello internazionale, si addivenga alla riscrittura di regole - non vogliamo chiamarle Bretton Woods; le chiameremo in altro modo -, perché i mercati non sono in grado di autoregolamentarsi e l'ultimo decennio l'ha palesemente e documentalmente dimostrato.
"Credo, dunque, che si debba approntare un testo che rappresenti non soltanto una dichiarazione d'intenti, ma che abbia la capacità di incidere a livello internazionale, per far capire agli speculatori che il mondo del risparmio sa difendersi quando vi sono Governi che sanno e vogliono tutelare i risparmiatori (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e di deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)."

Di seguito il testo approvato della mozione e il dibattito:

Seduta n. 607 del 6/4/2005


MOZIONE LETTIERI ED ALTRI N. 1-00320 SULLA CONVOCAZIONE DI UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE PER UN NUOVO SISTEMA MONETARIO E FINANZIARIO

(Sezione 1 - Mozioni)

La Camera,
premesso che:
il crac della Parmalat, con un buco di oltre 14 miliardi di euro, ha drammaticamente rivelato una volta in più, sia all'Italia che al mondo intero, una mancanza di strumenti efficaci e di controlli su operazioni finanziarie e sui comportamenti dei vari attori della vita economica, come possono essere le agenzie di certificazioni di bilancio, di rating, di consulenza, di collocamento di azioni e obbligazioni ed altri;
dopo il crollo del fondo Ltcm, della Enron e, poi, dei bond argentini (nella bancarotta della nazione argentina il Fondo monetario internazionale ha una grave e grande responsabilità), della Cirio, della Parmalat, di Finmatica, solo per menzionare i casi più eclatanti, dovrebbe essere chiaro a tutti che siamo di fronte ad una vera e propria crisi sistemica;
si tratta di una crisi finanziaria che non rimane semplicemente nei circuiti delle borse e dei cosiddetti addetti ai lavori, ma che va a colpire direttamente i livelli di vita di milioni di persone, distrugge capacità produttive, incide negativamente sui livelli di occupazione e spesso polverizza le pensioni di chi ha lavorato onestamente e produttivamente un'intera vita;
l'indagine conoscitiva partita a seguito del caso Parmalat ha prodotto molti importanti frutti e idee per approntare tutta una serie di interventi atti a garantire un miglior funzionamento dei meccanismi economici nel nostro Paese, con maggiori controlli e maggiori garanzie di correttezza e di salvaguardia degli interessi di tutti coloro che partecipano nei processi economici in modo produttivo e onesto e, al contempo, con una loro maggiore responsabilità;
data l'internazionalizzazione dei mercati finanziari, una nazione da sola o anche l'Europa da sola non può garantire un controllo e l'applicazione di regole più forti in modo risolutivo;
le crisi finanziarie e bancarie suscitano diffuse preoccupazioni, non solo tra i risparmiatori (solamente in Italia hanno colpito pesantemente un milione di persone e le loro famiglie) e le imprese serie (recentemente decine migliaia di piccole e medie imprese ed enti pubblici sono rimaste coinvolte in operazioni in derivati finanziari con grosse perdite), ma anche tra le classi dirigenti dei vari Paesi interessati. C'è una crisi dell'intero sistema finanziario sempre più finalizzato alla pura speculazione, dove gli hedge funds, operatori al di fuori di ogni regola e di ogni controllo, assumono sempre maggior peso. Si stima, infatti, che l'ammontare dell'intera bolla finanziaria, sommando titoli derivati e tutte le altre forme di debito esistente, sia intorno a 400.000 miliardi di dollari, a fronte di un prodotto interno lordo mondiale di poco più di 40.000 miliardi di dollari;
nel frattempo, i dati più recenti, riportati ufficialmente dalla Banca per i regolamenti internazionali di Basilea, indicano non solo un aggravarsi del divario tra l'economia reale e quella puramente finanziaria, ma rivelano anche una vera e propria esplosione della bolla degli strumenti derivati e di altre forme di debito. Accanto al dato totale, è ulteriore fonte di preoccupazione il tasso di crescita esponenziale di questi valori finanziari e speculativi. Infatti, nel rapporto della Banca per i regolamenti internazionali «Il mercato dei derivati Otc (Over the counter) nella prima metà del 2003», pubblicato il 12 novembre 2003, si ammettono i seguenti valori nozionali dei derivati Otc in miliardi di dollari: giugno 2002: 127.500; dicembre 2002: 141.700; giugno 2003: 169.700: cioè, un aumento di 42.000 miliardi di dollari in 12 mesi!; sempre il rapporto della Banca per i regolamenti internazionali del 2004 indica che il valore nozionale dei derivati Otc aveva raggiunto a giugno 2004 220.000 miliardi di dollari, con un altro aumento di ben 50.000 miliardi in soli 12 mesi!;
oltre alle principali banche italiane coinvolte nel caso Cirio e Parmalat, le tre banche americane interessate nella vicenda Parmalat (la JP Morgan Chase, Bank of America e Citigroup) sono da sole i massimi responsabili di questa crescita vertiginosa, come si evince anche dai report dell'istituto governativo americano Comptroller of the currency: sempre a giugno 2003 la JP Morgan Chase aveva raggiunto il livello di 33.300 miliardi di dollari in derivati, con un aumento di 4.500 miliardi in soli 6 mesi, la Bank of America aveva raggiunto i 14.300 miliardi di dollari e la Citgroup 13.000 miliardi. Un anno dopo, a giugno 2004, la JP Morgan Chase da sola ha portato il totale delle sue operazioni in derivati a 43.000 miliardi di dollari, con un aumento di 10.000 miliardi di dollari in 12 mesi! Il che è una vera distorsione se si considera che il prodotto interno lordo degli Usa si aggira intorno agli 11.000 miliardi di dollari;

impegna il Governo:

ad attivarsi nelle competenti sedi internazionali per costruire una nuova architettura finanziaria finalizzata ad evitare futuri crac finanziari ed il ripetersi di bolle speculative e, quindi, orientata al precipuo obiettivo di sostenere l'economia reale e a intraprendere tutte le iniziative necessarie per arrivare al più presto, insieme alle altre nazioni, alla convocazione di una conferenza internazionale a livello di Capi di Stato e di Governo, per definire globalmente un nuovo e più giusto sistema monetario e finanziario.
(1-00320)
(Ulteriore nuova formulazione nel testo modificato) «Lettieri, Soro, Delbono, Tolotti, Widmann, Villani Miglietta, Rosato, Albertini, Morgando, Diana, Luigi Pepe, Damiani, Ostillio, De Brasi, Maccanico, Carbonella, Paola Mariani, Grandi, Pistone, Giovanni Bianchi, Giacco, Benvenuto, Piscitello, Camo, Realacci, Squeglia, Rocchi, Iannuzzi, Intini, Meduri, Santino Adamo Loddo, Boccia, Villari, Chianale, Siniscalchi, Sandi, Cusumano, Cennamo, Annunziata, Rotundo, Bonito, Buemi, Pennacchi, Fanfani, Tarantino, Rodeghiero, Angioni, Detomas, Nesi, Rugghia, Boato».
(12 febbraio 2004)


Il dibattito che ha preceduto il voto di approvazione della mozione

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 607 del 6/4/2005


...
Seguito della discussione delle mozioni Lettieri ed altri n. 1-00320 e Antonio Leone ed altri n. 1-00431 sulla convocazione di una Conferenza internazionale per un nuovo sistema monetario e finanziario (ore 18,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lettieri ed altri n. 1-00320 (Ulteriore nuova formulazione) e Antonio Leone n. 1-00431, concernenti la convocazione di una Conferenza internazionale per un nuovo sistema monetario e finanziario (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta del 14 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo accetta la mozione Antonio Leone n. 1-00431 nonché la mozione Lettieri ed altri n. 1-00320 (Ulteriore nuova formulazione), a condizione che dalla parte dispositiva di quest'ultima vengano espunte le seguenti parole: «per arrivare al più presto, insieme alle altre nazioni, alla convocazione di una conferenza internazionale a livello di Capi di Stato e di Governo, simile a quella tenutasi a Bretton Woods nel 1944» (riferimento che mi pare troppo remoto).

PRESIDENTE. In sede di dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri potrà dichiarare se accetti la riformulazione proposta dal Governo.




Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 607 del 6/4/2005



...
(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, dichiaro subito che accetto la riformulazione proposta dal Governo.
Il voto sulle mozioni cade in un momento particolare, vale a dire all'indomani della nomina del nuovo presidente della World Bank. Non entro nel merito di tale nomina, che pure è stata oggetto, in questi giorni, di polemiche e di giudizi assai pesanti; tuttavia, mi auguro che essa avvii una riforma radicale della Banca mondiale, per farne davvero il motore dello sviluppo dei paesi poveri.
Da un lato, occorre superare l'attuale burocratizzazione della Banca e dall'altro occorre che questa si impegni a fondo contro il dilagare della corruzione che, di fatto, blocca la crescita democratica di molti paesi in via di sviluppo e che - fatto non secondario - ha finora fagocitato parte rilevante dei fondi erogati in questi anni.
Non solo la Banca mondiale, ma l'intero sistema finanziario va riformato, se davvero si vuole costruire un mondo in cui vi siano benessere, democrazia e pace. Il sistema attuale in questi decenni non ha inciso in modo risolutivo sulle condizioni disperate dei paesi più poveri, dove si continua a morire di fame, di malattie, di guerre. Tutti dobbiamo essere consapevoli, quando affermiamo di volere la pace e lo sviluppo, che questi non si esportano con la guerra preventiva, ma con una adeguata politica preventiva che punti ad elevare le condizioni di vita, a debellare le gravi malattie, come l'AIDS, che affliggono molti paesi, soprattutto del continente africano.
Occorre che, nei paesi oggetto degli aiuti internazionali, si realizzi un'effettiva partecipazione delle popolazioni nei processi decisionali, almeno per quanto riguarda gli aiuti concessi. Certo, contestualmente vanno riviste le regole del commercio mondiale e delle transazioni finanziarie che, di fatto, hanno penalizzato e bloccano la crescita e lo sviluppo economico e sociale di molti paesi. Sessant'anni fa Keynes affermava che la fratellanza degli uomini può diventare qualcosa di più di una semplice frase. Io credo che questa utopia animi ancora molti di noi. Sicuramente, anima i giovani in tante parti del mondo. Certamente, questo è anche il lascito morale di Sua Santità Giovanni Paolo II. Egli lascia a tutti, credenti e non credenti, questo impegno che è politico e morale, che coinvolge il nostro ruolo istituzionale, ma anche la nostra coscienza di singoli. Il sistema ideato nel 1944 a Bretton Woods non ha raggiunto tutti gli obiettivi previsti. Certamente, John Keynes e i settecento delegati che, in rappresentanza di ben 44 paesi, si riunirono a Bretton Woods avrebbero voluto risultati diversi. Essi, infatti, avevano pensato ad organismi sopranazionali, quali la Banca mondiale ed il Fondo monetario internazionale, in grado di gestire i processi di sviluppo per la diffusione in tutto il mondo di accettabili livelli di civiltà e democrazia. Il loro era un disegno rivoluzionario che vedeva nei due istituti suddetti grandi erogatori di risorse per sconfiggere la povertà, ma anche in grado di spegnere eventuali focolai di crisi finanziarie nei quattro angoli della terra. Purtroppo, così non è accaduto. L'Argentina docet e non solo l'Argentina.
Nel corso di questi anni molti si sono richiamati a Keynes e molti, come Tobin e Stiglitz, hanno proposto e propongono correttivi al sistema finanziario e delle transazioni. Vi è sempre più la consapevolezza che l'attuale sistema egemonizzato dagli Stati Uniti e dal dollaro, anziché garantire al mondo uno sviluppo equilibrato, diffuso e pacifico, spesso ha prodotto distorsioni intollerabili.
Perciò i Parlamenti più consapevoli devono impegnare - come chiede la mozione da me proposta e sottoscritta da molti colleghi di altri gruppi - i Governi a rivedere il sistema vigente alla luce di quanto finora fatto, degli errori commessi e di quanto è necessario fare.
Il sogno di Keynes può diventare realtà se vi è lo sforzo di tutti, perché, come diceva Monsignor Helder Camara «Se un uomo sogna da solo, il sogno rimane solo sogno; se molti uomini sognano la stessa cosa, il sogno diventa realtà» (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Lettieri, per maggior chiarezza le preciso che il Governo ha proposto una riformulazione che prevede la cancellazione, non di due righe, ma di cinque righe del dispositivo della sua mozione, esattamente dalle parole «per arrivare al più presto», fino alle parole «Bretton Woods nel 1944».

MARIO LETTIERI. Sta bene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Sono francamente sorpreso per un triplice ordine di motivi:

in primo luogo, perché si giunge alla discussione di una mozione che vuole «definire globalmente un nuovo e più giusto sistema monetario e finanziario» (vasto programma, direbbe un tale) in limine mortis della seduta; in secondo luogo, sono sorpreso dal fatto che esprima un parere su tale atto l'autorevolissimo membro del Parlamento qui presente, che però riveste l'incarico di sottosegretario per i rapporti con il Parlamento. Questa è una questione di massima grandezza che dovrebbe riguardare un ministro economico o esperto di relazioni economiche internazionali.
Infine, rivolgendomi all'amico e collega Mario Lettieri, qualora egli mi ascoltasse, francamente non comprendo come egli possa trovare identica la mozione dopo le correzioni apportate dal Governo. Il testo della mozione cambia completamente, perché il profilo rilevante di quest'ultima sta ovviamente nel dispositivo, come del resto in tutte le mozioni parlamentari.
Il dispositivo di questa mozione sta nel fatto che occorre «rifare Bretton Woods», ovvero rifare una conferenza internazionale, a livello di Capi di Stato e di Governo, per arrivare ad un'intesa sul sistema monetario e finanziario. Questo è il «cuore» di questa mozione: se togliamo, come astutamente fa il Governo, questa parte della mozione, non resta assolutamente niente!
Non so se in questo caso posso rivolgere un appello alla Presidenza: non possiamo infatti discutere del nulla, perchè dire «attivarsi nelle competenti sedi internazionali per definire globalmente un nuovo e più giusto sistema monetario e finanziario», come reciterebbe la mozione dopo l'intervento del Governo, significa che occorre attivarsi nelle sedi della Banca mondiale, in quelle del Fondo monetario internazionale e dell'Organizzazione mondiale del commercio; significa negare la citazione fatta da Lettieri a proposito di Keynes e di Stieglitz.
Abbiate pazienza: è storicamente dimostrato che né nell'ambito del Fondo monetario internazionale, né nella Banca mondiale si riesce ad ottenere alcun equo strumento di governance della globalizzazione. È come se dicessimo al Governo: hai fatto bene, continua a fare bene e farai sempre bene; null'altro, se si toglie questo riferimento!
Vorrei ricordare all'onorevole Lettieri e agli altri colleghi del centrosinistra che la data che tutti gli storici di economia mondiale e di storia mondiale delle finanze indicano come l'inizio della moderna globalizzazione, l'epoca nella quale noi viviamo, è esattamente quella che fa riferimento alla fine degli accordi di Bretton Woods e della convertibilità del dollaro in oro.
È da quel momento che è cominciata una logica di globalizzazione «selvaggia», che Stieglitz bene descrive, essendo stato membro dirigente della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. È lì che cominciò il primato assoluto e finanziario degli Stati Uniti d'America. Comincia prima, onorevoli colleghi, a proposito della discussione - che preferirei dimenticare - di poc'anzi, e non dalla caduta del muro di Berlino. La globalizzazione capitalistica attualmente in essere comincia prima, come sempre mossa da motivi economici di fondo.
Allora, il «cuore» di questa mozione, che ben conosco - e so anche quale sia la fonte dalla quale proviene, ovvero ambienti democratici di sinistra americani -, è esattamente questo. O noi costruiamo la conferenza internazionale che riproduce delle regole, quelle volute da Keynes e dai grandi giuristi che fondarono l'ONU, dopo la Società delle Nazioni, riformando il diritto internazionale e facendo marciare le due cose insieme, o non abbiamo fatto niente!
E quindi non abbiamo dato nessun governo reale democratico al processo di globalizzazione: continuiamo con organi che fanno solamente gli interessi del grande capitale finanziario che, per definizione, è spregiudicato e senza confini.
È esattamente quello che succede se esistono tre uomini la cui ricchezza equivale al prodotto interno lordo di un paese africano medio o se esiste una differenza fra gli Stati poveri e gli Stati ricchi, che era di uno a tre nel 1914 ed è di uno a 72 nel 1992; se esiste un'Argentina che, ricattata dal Fondo monetario internazionale, subisce la rapina della sua riserva di dollari creando un crack di cui anche i risparmiatori italiani, colpevole un sistema irresponsabile di banche italiane, sono vittime.
Allora, abbiate pazienza (forse sono un po' strano io, visto che mi appassiono alle cose che evidentemente non interessano a nessuno)! Volevo dire all'amico Lettieri e a tutti gli autorevolissimi estensori di questa mozione che stavo per votarla, ma, a questo punto, senza quelle cinque righe, trattandosi di acqua fresca - non voglio impedire la embrasse nous tra il sottosegretario ed alcuni colleghi -, francamente mi astengo, perché è perfettamente inutile.

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, sto sostituendo il collega del Ministero dell'economia, ma ovviamente abbiamo tutti quanti gli strumenti per poter affrontare il testo ed analizzare gli impegni chiesti dalle mozioni. Il Governo si è da tempo impegnato in tutte le sedi internazionali multilaterali appropriate per il rafforzamento dell'architettura finanziaria internazionale, allo scopo di prevenire nella misura del possibile l'insolvenza degli Stati e delle imprese private che si finanziano emettendo obbligazioni sul mercato l'internazionale, nonché di gestire eventuali default tutelando, per quanto possibile, gli interessi degli investitori italiani. Tuttavia, i progressi sinora realizzati non sono tali da far ritenere che vi siano le condizioni per l'organizzazione, nell'immediato futuro, di una conferenza internazionale ad hoc del tipo prospettato dai presentatori della mozione; il Governo, però, non ha nulla da ridire sull'azione tesa a intraprendere le iniziative necessarie per arrivare al più presto, insieme alle altre nazioni, alla convocazione di una conferenza internazionale a livello di Capi di stato e di Governo. Chiedo all'onorevole Lettieri, anche dopo gli argomenti esposti dall'onorevole Gianni, di cancellare le parole «simile a quella tenutasi a Bretton Woods nel 1944», perché sarebbe opportuno leggere le conseguenze di Bretton Woods.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, considerato l'orario e anche la poca attenzione dell'Assemblea. Ritengo che sia stato positivo che il Governo abbia espresso questo parere favorevole, perché il problema è importante. Capisco che possa sembrare soltanto una ripetizione di principi, però su questi problemi il Parlamento non può rimanere insensibile. Mi fa piacere che entrambi gli schieramenti - perlomeno gran parte di essi - presentino mozioni come queste, perché si tratta di un problema reale, un problema sentito dalla gente, un problema di centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori e anche delle aziende. Nella sua mozione il collega Lettieri giustamente sottolinea, per esempio, l'abnorme bolla speculativa che sta dietro ai derivati, ma forse non ci rendiamo conto di come veramente le imprese siano indebitate per questa problematica. Quindi, vi è la necessità di arrivare a qualche forma di controllo e di tutela. È indispensabile, altrimenti potremmo avere veramente delle conseguenze catastrofiche, in un mondo che in cento anni è passato, per quanto riguarda i redditi medi dei paesi, da un rapporto di 1 a 6 (all'inizio del Novecento il paese più povero aveva mediamente un sesto del reddito di quello più ricco) a un rapporto di 1 a 250. Se non arriviamo a controllare anche gli strumenti finanziari e monetari non ne usciremo. Questa questione si deve affrontare veramente a livello mondiale. È una priorità che troppe volte viene disattesa, non viene considerata, ma è veramente una questione indispensabile anche per le conseguenze umane e sociali. Abbiamo ricordato il Papa oggi; quante volte il Papa ha detto che i governanti del mondo devono ritrovarsi a parlare di queste cose! Quindi, nessuno di noi vuole cadere nella demagogia, né tanto meno voglio farlo io, ma sarebbe positivo che di queste cose in questo Parlamento si parlasse più spesso, più a fondo, non solo nelle Commissioni competenti.
Ciò, perché l'Italia, se vuole essere veramente un paese di riferimento, e se veramente vuole inseguire non un sogno ma la ricerca di un seggio almeno semipermanente nel Consiglio delle Nazioni Unite, deve intervenire su tali aspetti, compiendo delle scelte. Non riprenderemo, ora, in questa sede, il problema della Tobin tax, ma bisogna pure, in qualche modo, affrontare tali nodi che avviluppano il mondo.
Quindi, anche se siamo tenuti tutti i giorni a provvedere, per così dire, alla soluzione di questioni di piccolo cabotaggio - peraltro, si tratta di importanti leggi italiane -, tuttavia, su tali situazioni non possiamo non intervenire. È dunque positivo che il Parlamento tutto lo comprenda; mi auguro, quindi, che ciò costituisca un primo tassello per andare avanti, con il coraggio di approfondire, di discutere e di confrontarsi. Ciò, purché l'Italia ed il suo Parlamento presentino alla comunità mondiale talune proposte per uscire dalla situazione attuale.
Ritengo quindi sia doveroso approvare entrambe le mozioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor Presidente, ho già avuto modo, in sede di discussione sulle linee generali, di esprimere la mia personale opinione. Ritengo di condividere - e normalmente non mi accade - il pensiero dell'onorevole Alfonso Gianni quando sollecita, e finanche rimprovera, l'onorevole Lettieri per una certa ritrosia ad affrontare temi che, invece, possiedono una caratteristica di urgenza assoluta.
Non credo che il Governo faccia bene a ritenere che sia possibile affrontare tali temi in condizioni di tranquillità e serenità; vorrei soltanto ricordare una speciale classifica dei disastri economico-finanziari secondo fonti Adusbef. BipopCarire, risparmiatori coinvolti 73 mila 500, per 10 miliardi di euro; Bond argentini, 450 mila per 14 miliardi di euro; Cirio, 35 mila per 1,25 miliardi di euro; Banca 121, coinvolti 190 mila risparmiatori per 2,85 miliardi di euro; Giacomelli, 6 mila 100 risparmiatori per 0,3 miliardi di euro; Parmalat, 145 mila per 20 miliardi di euro. A tal punto mi fermo portando il dato finale all'attenzione del sempre attento onorevole sottosegretario; abbiamo coinvolti in Italia in pochi anni un milione 650 risparmiatori per 50,1 miliardi di euro pari a 100 mila miliardi di vecchie lire.
La penso poi come l'onorevole Alfonso Gianni in quanto fare riferimento al Fondo monetario internazionale quando esso rappresenta, a mio modesto parere, lo strumento più efficace della «usurocrazia mondiale» mi parrebbe, francamente, tempo perso.
Ricordo la vicenda dei bond argentini in quanto mi sembra assai significativa; dobbiamo agire con estrema determinazione e porre delle regole per evitare che si avvii una guerra tra poveri ovvero tra i risparmiatori italiani ed il popolo argentino quando, in realtà, non si vede il motivo - ecco, onorevole Alfonso Gianni, dove lei ha ragione - per il quale i risparmiatori italiani dovrebbero contentarsi del 20 o del 25 per cento, pagabili, oltretutto, in 25-30 anni, mentre il Fondo monetario internazionale, ancora oggi, continua a farsi corrispondere gli interessi sul capitale. Dunque, per utilizzare una terminologia giuridica interna al principio della par condicio creditorum, non si riesce a capire la ragione per la quale il nostro Governo non chieda con forza al Fondo monetario internazionale di trasformarsi anch'esso in creditore chirografario e di mettersi in coda, insieme a tutti i risparmiatori italiani, evitando, in tal modo, la vergogna, autentica, di una guerra tra poveri. Si dimentica che, in realtà, i veri destinatari delle doglianze dei risparmiatori, come testimoniano ormai in modo sufficientemente chiaro i tribunali di Venezia, di Cremona, di Mantova e di Genova, sono le banche internazionali e quelle nazionali, che hanno ceduto bond quando la stragrande maggioranza degli investitori non professionali non sapevano neppure che significato avesse la parola bond.
E allora, smettiamola di inseguire, in una guerra tra poveri, obiettivi che sono ancora più poveri, quali il Governo o il popolo argentino. Individuiamo le banche e - soprattutto - le ragioni che hanno indotto a perseguire un obiettivo indubbiamente deprecabile: l'assoluta mancanza di regole, nel convincimento - che i fatti hanno dimostrato del tutto infondato - secondo il quale il mercato, da solo, avrebbe la capacità di autoregolamentazione. Non sono certo un dirigista, un uomo di sinistra, un socialista e - ancor meno - un comunista, ma non è ancora condivisa la necessità che il mercato debba avere semplici regole di comportamento, per evitare il ripetersi di tutto ciò che è successo negli ultimi anni e che grida vendetta, perché sono state depredate le tasche di poveracci, di risparmiatori, di lavoratori!
Mi pare, dunque, che anche il Governo abbia il dovere, quando si tratta di un milione di piccoli risparmiatori truffati e depredati, di avviare un processo affinché, a livello internazionale, si addivenga alla riscrittura di regole - non vogliamo chiamarle Bretton Woods; le chiameremo in altro modo -, perché i mercati non sono in grado di autoregolamentarsi e l'ultimo decennio l'ha palesemente e documentalmente dimostrato.
Credo, dunque, che si debba approntare un testo che rappresenti non soltanto «acqua fresca» o una dichiarazione d'intenti, ma che abbia la capacità di incidere a livello internazionale, per far capire agli «usurocrati», agli speculatori che il mondo del risparmio sa difendersi quando vi sono Governi che sanno e vogliono tutelare i risparmiatori (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e di deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, intervengo solo per confermare che, in occasione della discussione che stiamo svolgendo tra Commissione finanze e Commissione affari esteri e comunitari in materia di Tobin tax, e con le audizioni che abbiamo svolto - in particolare, il collega Landi di Chiavenna si occupa, con il sottoscritto, della questione -, abbiamo potuto ascoltare molti ed autorevoli pareri, che pongono il problema - attuale - di trovare sedi anzitutto di conoscenza e, poi, di governo dei processi finanziari internazionali.
È vero che la piattaforma monetaria dell'euro può dare l'impressione che le ondate speculative siano al fuori di essa, ma non è così e ce ne siamo resi conto - ad esempio - con i passaggi tra euro e dollaro, molto marcati nel corso di periodi di tempo molto brevi e che non hanno rappresentato certamente una crisi finanziaria, ma sono stati sicuramente movimenti speculativi molto accentuati.
Riuscire ad intervenire per delineare un nuovo quadro degli assetti monetari e finanziari internazionali è un compito molto rilevante. Affermare che vi è la globalizzazione e che i mercati debbono essere aperti, non significa che non vi debbano essere norme e sedi dalle quali governare i processi. In tal senso, non ha torto il collega Alfonso Gianni nel ricordare che alcune tra le sedi internazionali attuali si sono dimostrate del tutto inadeguate a governare detti processi. Alcune delle recenti decisioni, ad esempio quelle sugli incarichi internazionali, non aiutano ad essere ottimisti. Vi è chi propone - e lo propongono autorevoli sedi internazionali - una vera e propria «ONU dell'economia»; essa, naturalmente, come tutte le formule, non fa giustizia della complessità del problema che dobbiamo affrontare.
Considero importante, comunque, aver posto al Parlamento italiano l'attualità del tema. Si può discutere su quanto sia esemplificativo il richiamo fatto agli accordi di Bretton Woods, che - nell'interpretazione che ho dato, apponendo la mia firma alla mozione Lettieri ed altri, n. 1-00320 - hanno il significato di ricordare l'importanza ed il peso di tale esperienza. Ciò cui siamo di fronte non è, infatti, meno impegnativo e meno importante di ciò che avvenne oltre cinquant'anni fa. Ritengo, quindi, che il richiamo agli accordi di Bretton Woods si sarebbe potuto mantenere, ma non ne faccio un problema.
La mozione mantiene la sua validità e noi la voteremo anche senza questo richiamo. Ciò non toglie che abbiamo di fronte il bisogno di andare oltre anche a quanto abbiamo individuato con la mozione che voteremo, come sottolineato anche dall'intervento, peraltro assolutamente accettabile, dell'onorevole Alfonso Gianni, pur arrivando ad una conclusione diversa dalla mia.
Torneremo sul tema che abbiamo di fronte perché, quando a fine luglio saranno concluse le audizioni sulla Tobin tax, inizieremo a discutere nelle Commissioni e, prima o poi, arriveremo anche in aula, riproporremo l'argomento centrale della questione, vale a dire come conoscere ciò che succede, come governare i processi e in quali sedi internazionali la questione deve essere affrontata.
Ciò non dipende naturalmente solo dall'Italia (non dico dal Governo e nemmeno dal Parlamento, ma parlo proprio del nostro paese e delle sue istituzioni), ma dipende innanzitutto da un terreno europeo, che noi poniamo come orizzonte necessario, e si pone il problema di un orizzonte mondiale, su questo non c'è dubbio.
Credo che questa mozione debba essere intesa come la necessaria e indispensabile riapertura di un problema, non come la conclusione della discussione ma come il suo inizio. Avremo modo di ricongiungere i diversi punti di vista e i contributi e avremo anche un'importante occasione parlamentare nei prossimi mesi.
Ecco la ragione per cui confermo il voto a favore della mozione Lettieri e l'astensione sulla mozione Antonio Leone, ma dichiaro e confermo anche l'impegno a riprendere l'argomento con ulteriore e maggiore spessore di quanto non abbiamo potuto fare nella seduta odierna (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. La nostra mozione prende le mosse dai casi Cirio, Parmalat e dei bond argentini, che hanno prodotto evidenti effetti negativi sull'andamento dell'economia nazionale. Per fronteggiare questa situazione è stato proposto dal Governo e approvato dalla Camera un copioso provvedimento sulla tutela del risparmio.
Nella mozione si dà atto che anche sul piano internazionale c'è stata una presa di coscienza, in primo luogo negli Stati Uniti e poi da parte delle principali istituzioni monetarie e creditizie internazionali, di quanto è accaduto e di ciò che non dovrebbe più accadere.
Alla luce di ciò, come esprimiamo nella mozione, ci sembra di fondamentale importanza che si restituisca fiducia ai risparmiatori che devono poter tornare ad investire, senza alcuna paura né timore, nell'economia reale.
Pertanto, si chiede al Governo, attraverso questa mozione, di proseguire nell'azione diretta a restituire fiducia ai risparmiatori e nell'azione, peraltro già avviata nelle competenti sedi internazionali, volta a definire ulteriori accordi (alcuni sono già stati stipulati) in materia di finanza internazionale. Questo è il senso della mozione. Auspichiamo l'approvazione della nostra mozione, preannunciando l'astensione del nostro gruppo - ma ritengo dell'intera Casa delle libertà - sulla mozione a prima firma Lettieri.

ALFONSO GIANNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Se ho bene inteso, sottosegretario Ventucci, il Governo intende semplicemente cancellare le parole: «simile a quella tenutasi a Bretton Woods nel 1944».... Mi faccia un cenno...!

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Sì, esatto.

ALFONSO GIANNI. Naturalmente, ciò è completamente diverso da quanto ci avevate fatto capire prima.

PRESIDENTE. C'è stata una correzione in corso d'opera. Il Governo ha cambiato opinione.

ALFONSO GIANNI. Allora, visto che le parole hanno un peso (nomina substantia rerum sunt), se cambiano le parole, cambia la sostanza.
Siccome il concetto di somiglianza non è uguale a quello di identità, sulla somiglianza non si fanno questioni di principio. Quindi, se al sottosegretario non piace la somiglianza con Bretton Woods, pazienza! L'importante è che ci sia la Conferenza internazionale a livello di Capi di Stato e di Governo. Se questa c'è, come mi pare di intendere, rettifico, non per colpa mia, il mio voto in senso favorevole.
Dato che ho la parola, colgo l'occasione per dire all'onorevole Antonio Leone che non posso votare a favore della sua mozione poiché essa, nella parte motiva, fa riferimento al provvedimento del Governo sulla tutela del risparmio rispetto al quale, per motivi già noti, abbiamo espresso la nostra contrarietà. Quindi, voterò contro la mozione Antonio Leone n. 1-00431 ed a favore della mozione Lettieri ed altri n. 1-00320.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole sulla mozione Lettieri ed altri n. 1-00320, della quale sono una dei firmatari. Evidentemente, la discussione è servita per far tornare il Governo sui suoi passi rispetto alla convocazione di una Conferenza internazionale a livello di Capi di Stato e di Governo. Dunque, bisogna definire un nuovo e più giusto sistema monetario e finanziario a livello globale. Questo è il senso che, insieme agli altri sottoscrittori, volevamo dare alla mozione che ci sembra di particolare rilevanza.
In Commissione finanze continuano le audizioni in merito a tali problemi: ciò ci darà modo e tempo per affrontare in maniera più compiuta in quest'aula gli stessi temi che suscitano grande interesse e sono di particolare rilevanza, come hanno testimoniato i grandi crack finanziari che vi sono stati nel nostro paese, e non solo, negli ultimi tempi.
Quindi, credo sia stato importante giungere alla votazione di tale mozione, ma non bisogna chiudere il discorso sul tema sollevato che riteniamo di grande importanza poiché dobbiamo una risposta a migliaia di risparmiatori ai quali il Governo, finora, non ha saputo dare alcun tipo di conforto.
Per tali motivi, ribadisco il voto favorevole sulla mozione Lettieri ed altri n. 1-00320 nella sua ultima formulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, vorrei ricordare all'Assemblea che tale problema è già stato affrontato all'inizio della legislatura. Ciò non ha impedito, peraltro, le situazioni verificatesi nell'ambito del sistema finanziario italiano.
Il Governo ha dato il suo assenso ad entrambe le mozioni, che io vedo su due piani diversi: più interno quello della mozione Antonio Leone n. 1-00431 e più internazionale quello della mozione Lettieri ed altri n. 1-00320.
Svolgo soltanto una considerazione: mi ricordo quando Soros, con alcune azioni pesanti, ha messo in difficoltà l'economia di intere nazioni dalla mattina alla sera. Sappiamo perfettamente cosa significhi questo, come sappiamo perfettamente cosa significhi rientrare da parte delle banche immettendo bond qualche volta fasulli a fronte di società fortemente indebitate, come ha fatto, purtroppo, anche il sistema italiano.
Abbiamo approvato recentemente una legge a favore della tutela del risparmio. Mi pare, però, che vi sia l'esigenza forte di fare in modo che l'aspetto di pressione del Governo italiano per un quadro di riferimento internazionale passi da una piattaforma europea. In quel caso il confronto fra aree monetarie diventa certamente più facile e si può trovare la possibilità di un risvolto sul piano internazionale da parte dell'intera area euro.
Pertanto, pur non introducendo alcuna modifica nel dispositivo di entrambe le mozioni, inviterei il Governo a far sì che l'azione di impegno sia svolta in chiave europea, perché questa possa coinvolgere i deputati organismi internazionali, affinché non debbano più ripetersi eventi come quelli che hanno visto protagonista Soros, ma anche altre situazioni, come quella ad esempio verificatasi nel nostro paese nel 1992, quando a seguito di una forte pressione sulla lira fu effettuata nell'arco di un paio di giorni una sua svalutazione del 20 per cento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò brevissimo, perché intendo associarmi agli interventi svolti dagli altri colleghi del centrosinistra e dell'Unione. Ne condivido le argomentazioni e pertanto non le ripeto. Ho aggiunto la mia firma alla mozione presentata dall'onorevole Lettieri nella sua ultima formulazione ed annuncio il voto favorevole su di essa da parte del gruppo dei Verdi.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.





Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 607 del 6/4/2005

...
(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lettieri ed altri n. 1-00320 (Ulteriore nuova formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo) (Vedi votazioni).

(Presenti 351
Votanti 192
Astenuti 159
Maggioranza 97
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 5).

Prendo atto che l'onorevole Zacchera ha erroneamente espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.