ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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Come finanziare le grandi infrastrutture? L'esempio cinese


La proposta dei grandi progetti infrastrutturali come soluzione al problema della disoccupazione dilagante in Europa e come requisito indispensabile per il rilancio delle attività economiche che hanno contenuto reale suscita immancabilmente questa domanda: "E da dove dovrebbero venire i capitali? Chi li mette tutti questi soldi?". Il problema in effetti è serio: mentre i progetti in questione per il rilancio dell'economia nell'intera sfera eurasiatica richiedono nel prossimo decennio investimenti annui dai 100 ai 200 miliardi di euro almeno nei maggiori paesi dell'UE, questi stessi paesi hanno firmato un pezzo di carta a Maastricht dove c'è scritto in pratica che i governi non hanno più il diritto di emettere i crediti di cui c'è bisogno per la ricostruzione economica: hanno abdicato alla propria sovranità in materia creditizia. Questa è la cosa da cambiare, e subito.

La Cina è lontana da Maastricht
Il “New Deal” di Roosevelt e la ricostruzione tedesca finanziata dalla KfW nel dopoguerra sono gli esempi storici che dimostrano come il credito dirigistico statale alle grandi infrastrutture sia la via d'uscita sicura dalle crisi economiche. Ad essi si aggiunge l'esempio contemporaneo della Cina, paese impegnato in un’impresa titanica di costruzione di grandi infrastrutture che non ha paragoni nella storia recente. Certo, si fa presto a dire che in Cina questo è possibile perché c'è un regime che usa le maniere forti, ma in tal modo si manca il segno: in materia di credito la Cina ha saputo far propria l'esperienza del sistema americano di economia politica e la migliore tradizione europea in fatto di ricostruzione. Le soluzioni positive di tanti problemi politici e sociali, in Cina ed altrove, possono essere concepibili solo in una economia in sviluppo.

Credito senza inflazione
In due parole: il governo cinese ha bisogno di capitali per finanziare le grandi opere e se li crea da sé. La politica di "espansione monetaria" diretta dal governo di Pechino si traduce in un aumento annuo del 15% del circolante e dei depositi bancari d'ogni tipo (l'M2 per economisti e banchieri). La massa del denaro aumenta dunque ad una velocità che è quasi il doppio di quella del PIL che nel 2003 è aumentato dell'8,6%.
Molti però, soprattutto gli economisti "professionisti", si stracciano le vesti: una tale espansione monetaria, dicono le loro regolette, porta automaticamente all'inflazione e all'incertezza monetaria. Nella realtà è accaduto l'opposto: i prezzi in Cina sono rimasti complessivamente stabili e in qualche caso sono scesi e la moneta cinese, lo Yuan, è tra le divise più forti del mondo!
Il paradosso è facile da spiegare: il governo cinese convoglia dirigisticamente il grosso del denaro in eccesso, sotto forma di credito, nel settore produttivo – industria, agricoltura e infrastrutture – facendo in modo di creare un'offerta di beni e servizi che cresce più rapidamente della domanda. Questo allargamento della produzione è accompagnato da una crescente attenzione all'introduzione di tecnologie moderne e alla qualificazione della manodopera, tanto che la produttività dell'industria aumenta di più del 4% l'anno. L'effetto complessivo è quello di una generale tendenza deflativa dei prezzi interni, sebbene la massa di credito e di denaro in circolazione cresca rapidamente.
Il governo ha preso chiare misure per arginare il possibile "travaso" del credito nei settori speculativi, per cui la produzione effettiva, le infrastrutture ed i servizi essenziali crescono in maniera tale da "coprire" tutto il denaro generato, gli danno cioè un corrispettivo reale.

Il modello della KfW tedesca
L'espansione del credito diretta dalla banca centrale passa soprattutto attraverso le "grandi quattro" banche statali: Bank of China, Construction Bank of China, Agricultural Bank of China e Trade and Industry Bank of China.
Un ruolo molto importante è ricoperto dalla China Development Bank (CDB, che in passato era la banca statale di sviluppo), un istituto che in pratica funziona come un ministero che estende il grosso del denaro alle industrie ed alle infrastrutture. La CDB, sostenuta dal ministero delle Finanze e dalla banca centrale, riproduce sotto diversi aspetti le stesse funzioni della KfW tedesca, la banca delle ricostruzione Kreditanstalt für Wiederaufbau. Non si tratta di una coincidenza, ma di scelte precise fatte dalle autorità cinesi dopo attenti studi.
La banca centrale ha inoltre promosso una politica che attira investimenti stranieri attraverso l'emissione di denaro detto high-power money. Ogni anno affluiscono in Cina più di 70 miliardi di dollari in divise straniere: 20-30 di surplus commerciale e 50 miliardi di afflusso netto di capitali. Un altro aspetto decisivo della politica creditizia è quello di bassi tassi d'interesse per categorie di credito specifiche.
Inoltre il governo fa molti investimenti diretti nell'economia, limitando nel contempo il deficit a circa il 3% del PIL. Si tratta di emissione di buoni del Tesoro sui 100-150 miliardi di Yuan, a fronte di un gettito fiscale annuo di 1000 miliardi di Yuan. I titoli di stato comportano un indebitamento dello stato che si aggira intorno al 17% del PIL. Si tratta di un debito ben garantito poiché all'aumento delle attività economiche corrisponde un allargamento della base fiscale, un aumento delle entrate.

Le infrastrutture
Con almeno 200 miliardi di investimenti annui, le infrastrutture sono la chiave di volta del miracolo cinese e sono la premessa per nuova espansione delle imprese agricole e industriali: oltre a creare direttamente nuovi posti di lavoro, aprono anche intere regioni vergini a nuovi insediamenti produttivi.
Nel caso tipico, queste grandi opere attingono a tre fonti di finanziamento:
• Credito statale direttamente dal bilancio del ministero delle finanze che solitamente copre circa un terzo dell'intero finanziamento.
• Credito delle banche statali e dalle cosiddette "banche politiche" alla testa delle quali c'è la CDB che operano su ordine del governo. Questi mezzi finanziari vengono concessi agli enti (la cui gestione spesso è pubblica) e alle imprese interessati alla realizzazione e gestione delle opere.
• Stanziamenti per progetti specifici da parte di autorità e imprese locali che solitamente raccolgono i fondi con emissioni di bonds all'estero.
Il diritto ad emettere obbligazioni è rigorosamente regolato ed è concesso a imprese come quelle ferroviarie o gruppi statali come quello che gestisce il progetto della diga delle Tre Gole.
Altri finanziamenti arrivano anche attraverso l'emissione di obbligazioni interne note come "buoni-costruzioni".

J.T., P.C.