ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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Alla fine del marzo 2005 è iniziata negli Stati Uniti la diffusione di un nuovo libro di Lyndon LaRouche, intitolato "I prossimi cinquant'anni della terra", che raccoglie una serie di cinque scritti. L'edizione inglese è disponibile nel sito LaRouchePAC.org
Di seguito la prefazione dell'autore.

Economia e idee

di Lyndon LaRouche

28 febbraio 2005

Nell'estate del 2000, il crollo della bolla dei derivati finanziari, che negli anni Novanta era stata creata da Alan Greenspan con l'IT (le cosiddette “Information Tecnologies”), ha definito le circostanze immediate della crisi da sfascio generale del sistema monetario e finanziario mondiale che si è verificata tra il 2001 e il 2005 sotto l’amministrazione di George W. Bush. Ora lo sfascio non è qualcosa che forse si verificherà tra qualche tempo, ma è piuttosto già in moto, ed accelera ogni giorno che Bush resta in carica. La fine si verificherà non appena il trabiccolo di Bush arriverà alla fine della discesa.
I cinque scritti raccolti in queste pagine riepilogano le cause profonde, e collegate tra loro, dello sfascio inevitabile del sistema finanziario mondiale, e indicano con che sostituirlo. La prima lezione da trarre da questa esperienza è che non è più a lungo possibile mantenere in funzione il sistema finanziario mondiale entrato in vigore nel periodo tra il 1971 ed il 1975. In altre parole, il modo di pensare ancora oggi prevalente negli ambienti degli affari e della politica, a livello mondiale, non può far altro che condurre il mondo, molto presto, in una situazione disperata. Le soluzioni presentate in queste pagine si fondano sul Sistema Americano di economia politica, risalente alla fine del XVIII secolo, e si rifanno al sistema monetario e finanziario di Bretton Woods del presidente americano Franklin D. Roosevelt e ad altre riforme che furono realizzate tra il 1933 e il 1945 negli USA, con le quali il Sistema Americano ha contrastato il sistema liberale anglo-olandese. Questo è il sistema che domina il mondo in maniera crescente a partire dallo storico trattato di Parigi del febbraio 1763, a cui fa eccezione solo la breve parentesi del dopoguerra, conclusasi quando fu affossato il sistema di Bretton Woods del presidente Franklin D. Roosevelt. Per mettere la questione in altri termini: ogni tentativo di costringere il mondo a sottomettersi al pensiero di economia politica che domina dal periodo 1971-1975, che oggi vige nel sistema dell'UE in Europa, condurrà rapidamente il mondo nella peggiore catastrofe economica della storia moderna. Senza la decisione di riscattare il mondo dal pensiero che attualmente domina il sistema finanziario e monetario, lo sfascio che si prevede condurrà rapidamente ed inevitabilmente ad una nuova epoca buia che colpirà l'intera umanità. L'epoca buia che si prospetta è come quella del XIV secolo in Europa, ma rischia di essere più protratta. Ogni parere contrario a questa previsione è un'illusione. Questa è la vera questione di fondo all’ordine del giorno per tutti i governi ed i popoli, gli USA in prima fila. Le decisioni degli Stati Uniti a questo riguardo saranno probabilmente di importanza capitale nel sottrarre il mondo dal pericolo immediato che questa crisi mondiale rappresenta per l'intera umanità. La questione è esposta in questa raccolta di scritti. Però, sebbene quello che qui sostengo sia fattualmente irrefutabile, molti lettori saranno combattuti, cercheranno di mantenere il vecchio modo di pensare, quello che ha condotto il mondo verso il precipizio. "Si, però ...", "Si, però ...", si solleveranno delle obiezioni nel tentativo di evitare di prendere quelle decisioni che sono necessarie per liberarci dalle abitudini mentali che conducono la gente, come i famosi lemmings, verso la distruzione generale della civiltà. Molti sono più attaccati a quelle abitudini che alla sopravvivenza della nazione e della stessa civiltà. Colgo pertanto questa opportunità per sottolineare le origini e la natura del comune disordine mentale responsabile della caduta dei governi e delle popolazioni verso questa catastrofe. Si tratta di affrontare il problema dell'ignoranza in merito alla natura della creatività dell'individuo che oggi prevale nella popolazione dell’America e dell'Europa. In sostanza: il problema da affrontare è che molti, anche personalità di spicco del mondo politico ed accademico, usano in vario modo il termine "creatività", e lo fanno con senso di ammirazione, sebbene in effetti non sappiano che cosa la "creatività dell'individuo umano" sia effettivamente. Ho definito la creatività e la sua funzione nei cinque scritti raccolti in questo libro. Ora, in questa nota introduttiva, aggiungo qualche fattore cruciale al libro nel suo insieme.

La creatività

Il termine 'creatività' si presenta nel pensiero economico europeo come il principio prometeico: la scoperta e l'impiego dei principi universali della fisica da parte dell'uomo per l'aumento della densità demografica relativa potenziale e della produzione fisica netta procapite, per unità di superficie abitata. In negativo, questa è la nozione che appare nel divieto olimpico di Zeus di trasmettere all'uomo la conoscenza della creatività. Appare, di nuovo in forma negativa, nella storia degli stati del Sud degli USA, nel divieto di dare un’istruzione agli schiavi, e, dopo la Guerra Civile, nella scarsa istruzione concessa ai discendenti degli schiavi, che non andava oltre quel minimo che si riteneva necessario affinché potessero svolgere le mansioni più umili per cui si giudicavano adatti. E' infine riflessa nella politica della 'globalizzazione' che ha trasformato gli USA in un rottamaio post-industriale, e negli sforzi per sradicare la creatività dalla popolazione che passano per iniziative come quella del Presidente Bush "No Child Left Behind" [1] Una ripresa dell'economia non potrà verificarsi senza una politica volta a sostituire le entità finanziarie che operano truffe colossali, come la Enron, con degli investimenti invece volti a promuovere un’effettiva creatività dell'individuo, nei settori scientifici ed altrove. Senza ricondurre il paese al suo impegno a costruire infrastrutture, al ruolo di leadership mondiale nel settore agro-industriale che ebbe quarant'anni fa, non si può sperare che questa repubblica continuerà ad esistere. Affinché questa ricostruzione sia possibile occorre ripristinare gli obiettivi dell'istruzione che erano in vigore nelle migliori scuole ed università quando portammo l'uomo sulla Luna. Per questo motivo è necessario apprendere rapidamente ciò che il presidente George W. Bush forse non riuscirà mai a capire, il significato effettivo della creatività.
Nella storia della cultura europea la prima definizione scientifica della creatività, nella forma qualitativamente necessaria, si incontra nella cultura greca antica nella nozione della scoperta delle potenze (dynamis). La nozione, che si incontra nelle opere di Talete, dei Pitagorici e di Platone, fu attribuita agli astronomi egiziani, che essi ebbero come insegnanti e le cui opere essenziali, come "le sferiche", erano note in Grecia [2]. Allo sesso modo, la scoperta del principio della gravitazione universale, che fu originariamente compiuta da Giovanni Keplero, è un importante esempio moderno della nozione di creatività propriamente intesa. Creatività significa scoprire ed usare capacità grazie alle quali l'umanità è in grado di aumentare il numero e la qualità della vita dei membri della società, cosa che nessuna specie animale è in grado di fare. Questa nozione di potenze, nota alla grecità classica che precedette Aristotele, tornò in auge come politica sociale della moderna civiltà europea nel Rinascimento, grazie all'opera del cardinale Niccolò Cusano, tra i continuatori del quale annoveriamo personaggi della levatura di Leonardo da Vinci e Keplero. La nozione classica delle potenze fu impiegata da Gottfried Leibniz che su questa nozione di un principio fisico universale, che egli chiamò Kraft, gettò le basi della scienza dell'economia fisica. L'impiego di quel termine nella fisica è dovuto a Leibniz, alle sue originalissime definizioni di un calcolo infinitesimale e dei logaritmi naturali nel contesto del principio universale della fisica dell'azione minima. Lo sviluppo del principio dell'azione minima, dopo Leibniz, passa per la tesi di laurea con cui Carl Gauss, nel 1799, criticò gli errori di fondo del calcolo di D'Alambert, Eulero e Lagrange[3]. Su questa linea di indagine lavorarono diversi contemporanei di Gauss, l'opera dei quali sfociò nelle idee cruciali di Bernhard Riemann, in particolare nella sua "Teoria delle funzioni abeliane" [4]. In questo suo scritto, in cui espone la nozione fisica del dominio complesso di Keplero, Leibniz, Gauss ed altri, Riemann espone le basi metodologiche attualmente disponibili per una scienza effettivamente competente dell'economia fisica.
Questo è il punto di riferimento primario per discutere competentemente della creatività, come termine scientifico, nel contesto della fisica in generale e dell'economia in particolare [5]. Questo stesso concetto, fatto proprio nella pratica dall'amministrazione del presidente Franklin D. Roosevelt, rappresenta l'unico mezzo con cui salvare gli Stati Uniti, e il mondo, dai secoli bui in cui stanno per cadere. Questa tradizione è l'orientamento culturale a cui questa repubblica deve fare ritorno senza indugio se vogliamo evitare gli orrori interminabili di un'epoca buia.
Ad esempio, questi temi, così come nacquero all'epoca dei pitagorici, tra i quali Archita, e come furono elaborati da Gauss e Riemann, costituiscono il nucleo centrale dell'istruzione superiore che ho raccomandato al mio movimento giovanile (il LaRouche Youth Movement, LYM). Questo approccio ad una conoscenza basilare dei principi della creatività scientifica è accompagnato da un attento studio, da parte dei giovani del LYM, della composizione artistica classica, ad esempio approfondendo le implicazioni compositive del mottetto «Jesu, meine Freude» di J.S. Bach. Lo scopo dell'enfasi che si pone sugli elementi basilari dell'arte e della scienza classiche è quello di evitare le comuni calamità dottrinarie che solitamente colpiscono i movimenti politici giovanili di oggi. Per questo è necessario mettere soprattutto in risalto l'importanza di rivivere le migliori esperienze creative della storia, in campo scientifico e artistico, avvenute prima che si affermassero i cambiamenti degli ultimi quarant'anni.
La promozione della maturità morale e intellettuale nella società esige che i giovani, come gli esponenti del LYM, si preparino facendo precoci proprie esperienze con le maggiori conquiste creative nella storia della società. Per far questo occorre sbarazzarsi dei libri di testo e di tutto ciò che in qualche modo altro non è che un apprendimento mnemonico, e rivivere come si affermarono le scoperte cruciali di principio del passato. Per conoscere la civiltà europea, occorre conoscere i 2500 anni della sua storia alle radici, comprese quelle che affondano nella definizione della scienza astronomica in Egitto, con le Sferiche. Non basta conoscere il nome del luogo dove sei stato trasportato, occorre ripercorrere l'esperienza della scoperta della strada per arrivarci e la strada che conduce ad una scelta della destinazione giusta. La storia dev'essere conosciuta rivivendo l'esperienza delle sue scoperte più importanti. La creatività dev'essere conosciuta rivivendone le scoperte più importanti, come quelle che corrispondono ad una scoperta originale indipendente di un principio universale della fisica.
Nell'approfondire la lettura delle varie parti che compongono questo libro, il lettore è invitato a rivivere un atto di genuina scoperta creativa, e a farlo in maniera tale da riconoscere all'atto stesso della creatività la qualità sussistente dell'esistenza efficiente, che gli antichi pitagorici e i loro seguaci attribuirono alle potenze, e che Keplero usò per definire la gravitazione. Per fare questo, però, occorre identificare ed eliminare quelle pessime abitudini popolari che rappresentano degli ostacoli davvero notevoli.

Creatività e moralità

In due parole, la creatività così come l'ho qui identificata è la differenza che c'è tra te e la scimmia. In effetti questa differenza presenta due aspetti qualitativi. Primo, un essere umano può aumentare la densità demografica potenziale relativa della propria specie con l'uso deliberato della creatività, cosa che non è invece possibile ad altre forme di vita animale. Secondo, il progredire della società da una generazione all'altra dipende dalla replica della scoperta creativa dei principi della fisica nel corso delle generazioni. Messe insieme, queste due espressioni della creatività (come le definisco io) forniscono la base per ciò che potremmo chiamare moralità umana, il tipo di differenza che separa la moralità umana dalla cultura scimmiesca.
Secondo un'opinione tanto diffusa quanto sbagliata e ingenua, una persona guadagna il denaro con il proprio lavoro e, al di fuori dell'attività lavorativa a cui è legato, con tale denaro contribuisce al sostentamento della famiglia e acquista altre cose, prescindendo dall'effettiva utilità sociale del suo lavoro. All'opposto, l'idea morale è che con la dedizione al nostro lavoro, remunerato o meno, impieghiamo le ore fuggevoli della nostra esistenza per produrre delle condizioni benefiche per la società a venire. Lo facciamo con lo stesso spirito del soldato che rischia la propria vita per la propria nazione o per una causa giusta. Quando non ci saremo più, l'opera che avremo realizzato continuerà a produrre benefici per l'umanità. In tal modo, in una società modello, un sano rapporto con il lavoro conferisce un senso di immortalità personale la cui persistenza efficiente si farà sentire anche dopo la nostra scomparsa come esseri mortali.
Come ho sottolineato in diversi punti di questo libro, i cambiamenti in meglio che ci lasciamo dietro di noi sono ciò che ci lega alle personalità sovrane da tanto tempo scomparse, come l'esperienza dello studente che rivive i processi mentali delle scoperte effettuate nell'antichità da un Archimede.
Dunque, piuttosto che lavorare per essere pagati, dobbiamo essere pagati per poter svolgere il nostro lavoro, per contribuire con quei benefici che possiamo apportare alla società presente e futura. Sebbene una società moderna richieda un sistema monetario ben organizzato e regolato, la società non è organizzata sulla base del sistema monetario. Quest'ultimo dev'essere concepito e regolato, come prescritto da Alexander Hamilton e dal presidente Franklin D. Roosevelt, per consentire alla società di continuare ad organizzare il proprio sviluppo in maniera spedita, come vediamo ben rappresentato dal sistema della Social Security istituito da Roosevelt.
Il bene per il quale la società deve esistere e prosperare è dato dai cambiamenti nell'ordine della natura che noi, come società umana, dobbiamo effettuare e salvaguardare per il bene della vita umana su questo pianeta, e anche oltre, nel futuro. L'esistenza della società deve avere questa qualità di impegno morale in cui l'individuo trova la propria immortalità e la società trova il valore inestimabile in ciascuno dei suoi individui. Queste corrispondenze morali e i loro imperativi si collocano essenzialmente nella potenza della creatività di cui l'individuo umano soltanto dispone.
Il nostro scopo, come sottolineò Cotton Mather, è quello di compiere il bene. Compiere il bene perché è bene, e padroneggiare i mezzi con cui realizzare questo bene.
Alla prova dei fatti, considerando che ho conosciuto tanta di quella gente, potrei dire che l'umanità in generale è un ammasso di lazzaroni. Perché allora mi sarei dovuto assumere tutti i rischi, come ho fatto, per loro? Perché preoccuparsi di loro? Non sono essi, il più delle volte, nient'altro che dei subdoli sofisti di cui non ci si può fidare? Ce ne preoccupiamo perché sono esseri umani ed è soltanto nella qualità umana, che esiste come potenziale in ciascun individuo, che il bene può essere prodotto per questa e altre società. Questa moralità coincide con la qualità prometeica della creatività che riflette quella del Creatore dell'universo e si esprime nella scienza e nella cultura classiche. La creatività è la similitudine dell'uomo e della donna con il Creatore; come sottolinea l'apostolo Paolo, non si tratta di una lista di regole fisse di comportamento, ma questa è l'unica vera virtù dell'umanità.
La creatività non esiste per l'arricchimento di qualcuno. La società ha bisogno delle ricchezze materiali affinché consentano di raggiungere gli obiettivi del progresso creativo nella condizione umana. Come il presidente Franklin Roosevelt mostrò con il suo impegno, la creatività non è uno strumento per fare i soldi, ma sono i soldi che debbono essere lo strumento della missione del progresso attraverso la creatività. Se sei daccordo, e se siamo in un numero sufficiente ad essere daccordo, allora la repubblica sopravviverà alla crisi e la civiltà potrà progredire.

Che c'è di malvagio in Adam Smith?

Come spiego in questo libro, e come ho sostenuto trattando lo stesso argomento in occasioni precedenti, per comprendere effettivamento lo stato di degrado fisico e morale in cui sono finite le nazioni delle Americhe e dell'Europa occorre risalire all'impostazione decisa dagli ambienti oligarchici veneziani che si raccoglievano attorno a Paolo Sarpi, il fondatore del culto irrazionale dell'empirismo di cui Adam Smith fu un seguace tanto tipico quanto disgustoso, anche a motivo della sua avversità all’indipendenza degli USA.
Il ruolo del Sarpi si colloca nel periodo successivo all'affermazione dello stato nazionale repubblicano. Nato dal Rinascimento, lo stato nazionale si era affermato come una forza scientifica e tecnologica, che, a motivo delle rivalità strategiche tra le nazioni, a quel punto non poteva più essere semplicemente soppressa. Così il progresso tecnologico divenne la fonte del relativo rafforzamento economico e militare. Il modo in cui Galileo, che era sotto il completo influsso del Sarpi, propose la sua rozza versione del sistema solare, contrappoendosi in tal modo agli aristotelici suoi contemporanei, è molto illustrativo al proposito: l'empirismo di Sarpi mirava a consentire un impiego -- selettivo -- della tecnologia, ma al tempo stesso a sopprimere una conoscenza diffusa di quelle capacità creative che consentono di scoprire in maniera sistematica i principi fisici fondamentali dell'universo.
Sotto l'empirismo, il mondo è gestito da un'oligarchia finanziaria nella tradizione medievale veneziana. Il controllo sulla società è nelle mani dell'oligarchia finanziaria che intende esercitare lo stato di potenza indipendente, una potenza ultramontana nella tradizione militare, che si colloca ad un livello superiore di quello dei governi. Questo modello veneziano, di Sarpi e dei suoi precedessori, fu poi assorbito nel sistema oligarchico finanziario olandese e britannico della Compagnia delle Indie, un sistema che è andato assumendo un potere imperiale sull'intero pianeta, dai connotati quasi ultramontani, a seguito del Trattato di Parigi del febbraio 1763. L'unica sfida significativa e competente a questo imperialismo liberale anglo-olandese è finora provenuta dal Sistema Americano di economia politica, a cui si ispira la politica governativa dichiarata dal Segretario al Tesoro USA Alexander Hamilton e quella adottata dai presidenti Abramo Lincoln e Franklin D. Roosevelt.
Il sistema americano di economia politica prevede che, nel settore privato dell'economia, il potere politico ed economico principale sia quello della piccola e media impresa agricola e industriale, e non quello delle grandi corporations. In tal modo si incoraggia l'espressione delle capacità creative dell'individuo, cosa di cui l'impresa piccola e media, maggiormente dipendente dalla scienza e dalla tecnologia, è meglio capace. Si tratta di una imprenditoria che in linea di principio fa leva sulla creatività scientifica, sul tipo di creatività espressa nella maniera più concentrata dai Keplero dell'economia moderna, coloro che scoprono e diffondono i principi della fisica. Il potenziale di questa imprenditorialità dipende da un substrato di scuole, università e laboratori in cui i principi universali della fisica e altri principi connessi si approfondiscono e si accumulano per poi essere riversati nelle attività quotidiane generali dell'economia.

In breve

La cosa più essenziale da dire nel ricapitolare questo libro è che la sua pubblicazione cade in un momento in cui si moltiplicano i moniti, emessi dai mezzi d'informazione e dalle istituzioni finanziarie, sul fatto che il mondo è arrivato sull'orlo di una crisi finanziaria di proporzioni sconosciute dai contemporanei.
Come una nave nella tempesta, siamo presi in una crisi mondiale già in atto che minaccia di precipitare l'intero pianeta in una nuova epoca buia. Sarebbe ancora possibile salvare il mondo da questo orrore, ma non senza ricorrere alle misure tanto recise e radicali che sono necessarie per tornare ad un sistema come quello che il Presidente Franklin Roosevelt intendeva stabilire quando realizzò il sistema monetario di Bretton Woods. O facciamo questa scelta o rimproveriamo noi stessi per le terribili conseguenze che presto si faranno sentire.
Come sottolineo nel terzo di questi scritti, tornare ora, all'istante, alle intenzioni del Presidente Roosevelt, è una necessità imperativa; tuttavia ciò non basta a risolvere il problema dei cambiamenti verificatisi nei sei tumultuosi decenni successivi alla sua prematura scomparsa. L'enfasi da me posta sul concetto di Noosfera di Vernadsky, nella sezione "I prossimi cinquant'anni della terra", è un esempio di come il precedente di Roosevelt e le nuove esigenze di oggi finiscono per coincidere.
Occorre dunque qualcosa di più del semplice ritorno al pensiero politico di Franklin Roosevelt. Per sottrarre il mondo dalla crisi attuale, prima che essa si trasformi in una nuova epoca buia per tutta l'umanità, occorre adottare di nuovo impostazioni e intenti propri dell'opera svolta da Roosevelt nei suoi ultimi anni, ma a tale impostazione occorre anche aggiungere alcuni elementi rivoluzionari.
Su questi due temi, molti lettori troveranno i contenuti di questo libro alquanto sorprendenti.
Primo, ripristinare l'impostazione anti-churchilliana seguita da Roosevelt a Bretton Woods, per un mondo post-bellico governato dalla partnership tra le nazioni, di per sé non basta. Occorre anche riconoscere il concetto dietro questa intenzione di Roosevelt, un concetto che le principali istituzioni monetarie e finanziarie, e la maggioranza dei docenti di economia, hanno cercato di sradicare negli ultimi sessant'anni nel tentativo di cancellare definitivamente la memoria di quelle idee dell'era rooseveltiana dalla mente delle generazioni presenti e future. Non basta porre fine a decenni di liberismo e globalizzazione che ci hanno condotto sull'orlo dell'abisso: i cambiamenti che occorre effettuare immediatamente ci pongono di fronte a problemi nuovi, come l'evidente crisi delle forniture delle materie prime per le prossime generazioni. Questi nuovi problemi esigono ora che un nuovo sistema di Bretton Woods contempli degli aspetti istituzionali che saranno considerati degli elementi radicalmente nuovi rispetto a qualsiasi altro sistema.
Il presente libro raccoglie queste e altre questioni connesse sotto due generali categorie concettuali interrelate.
Primo, ho sottolineato l'importanza di dissipare le illusioni sulle "rivalità inter-imperialistiche". Nel corso di tutta la storia moderna europea c'è stata una sola forza imperialistica significativa, quella del revival post-rinascimentale dell'oligarchia finanziaria veneziana che ha dominato gran parte della storia mondiale successiva al 1763 nella forma del sistema liberale anglo-olandese, con l'eccezione del periodo in cui gli USA hanno sfidato tale sistema con le presidenze di Lincoln e Roosevelt.
Il ruolo che gli USA rivestono nel sistema monetario e finanziario liberale anglo-olandese oggi dominante è espresso dalla posizione che essi hanno assunto nel sistema del FMI, abbandonando i propri interessi nazionali, a favore degli interessi finanziari anglo-olandesi-statunitensi rappresentati dalla componente di "Wall Street" dell'oligarchia finanziaria globale. Lo studio della storia e delle rivalità degli interessi finanziari nell'ambito del sistema veneziano stesso è il punto di riferimento per fare dei paragoni attinenti con la situazione attuale.
Ad esempio, proprio in questo momento, negli ambienti di potere USA si verificano scontri tra gli speculatori più irriducibili, che hanno dato vita alla sconcertante crisi del debito della General Motors, e quegli interessi finanziari maggiormente orientati alla sopravvivenza a lungo termine degli USA.
Per riassumere questo punto: l'unica soluzione a tale aspetto della crisi è sottoporre il sistema monetario e finanziario ad una partnership di governi degli stati nazionali che condividono un orientamento, una comune missione. Il ritorno al sistema di Bretton Woods, come fu concepito dal presidente Franklin Roosevelt, è il modello dell'unico tipo di misure in grado di impedire il tracollo a breve termine, e fornire una soluzione per le prossime generazioni.
Secondo, una caduta dell'intero pianeta in una nuova epoca buia non può essere evitata se non si affronta la questione che tutte le teorie monetarie e finanziare in auge, così come vengono insegnate e praticate, non solo sono – scientificamente parlando – incompetenti ai limiti dell'assurdo, ma rappresentano un subdolo ostacolo ideologico a qualsiasi riforma che consentirebbe ad un’economia di sottrarsi alla crisi incombente.


NOTE:

[1] La politica per l'istruzione di Bush, "No Child Left Behind" (nessun bambino resti indietro), in realtà ricorda quella del Pifferaio Magico di Hamelin: anche lui non voleva che nessun bambino restasse indietro.

[2] Questo implica una geometria fisica sferica, contrapposta alla geometria euclidea o cartesiana, come base primaria delle matematica adottata dagli antichi egiziani e dai loro seguaci greci.

[3] Demonstratio nova altera ... , Carl Friedrich Gauss, Werke, III (Hildesheim, New York: Georg Olms Verlag, 1981).

[4] Riemann Werke (New York: Dover Publications reprint edition, 1953), pp. 88-144.

[5] Ad esempio, nella concezione del dominio complesso di Eulero, Lagrange, Cauchy e altri riduzionisti l’impostazione da essi adottata esclude sistematicamente l'esistenza ontologica della creatività a favore di una sorta di eco della geometria riduzionistica cartesiana. L'argomento formale per negare tale esistenza sta nell'autodifesa di Lagrange dalle critiche di Gauss. Una versione pragmatica di tale negazione viene solitamente attribuita a Cauchy nei normali manuali di calcolo.